Viaggiare per lavoro

77b549b12dc52955b5056a812bbf10eeQuando il lavoro ti porta a viaggiare spesso è bello. Anche andare nei posti che ti piacciono meno, è sempre bello, perché la prima volta sei pieno di aspettative, ti sei informato in rete e sei curioso di verificare fino a che punto ciò che hai letto risponde a verità, quando ci devi ritornare sai che comunque vada, qualcosa di bello c’è, e quel qualcosa solitamente è la constatazione di come tanta gente su questo pianeta viva in modo completamente diverso dal tuo.

Ciò che dai per scontato, le tue abitudini, ciò che reputi sbagliato, se ti trovi all’altro capo del mondo, di colpo perde valore, la cosa dapprima ti destabilizza, poi cominci pian piano ad entrare nella parte e ti rendi conto che non è poi così male.

Notevoli differenze le noti nel cibo, nella cucina, e ti devi adattare a gusti sconosciuti, magari che non apprezzi, qualcosa è davvero ripugnante, secondo dove sei poi, devi fare attenzione, l’igiene è scarsa, l’acqua è pericolosa, non puoi nemmeno bere un aperitivo se non aprono la bottiglia davanti a te, e devi fare attenzione che non ti ci mettano il ghiaccio, perché i batteri ai quali sono abituate le persone del posto, a noi gente iperpulita, detersa e profumata, causano problemi non indifferenti.

Ma quando in Giappone ti insegnano che, per educazione, non si entra in casa di nessuno con le scarpe, e nel tuo paese, se sei invitato ad una cena, non puoi permetterti di fare la stessa cosa perché è considerato un gesto d’inciviltà, pensi a quante altre manifestazioni differenti esistono tra i vari popoli, ti rendi conto che è troppo facile considerare la gente del posto degli zoticoni, solo perché diversi da te, e allora cominci a chiederti cosa è giusto? Cosa è davvero sbagliato? Tutto ciò che io considero erroneo o imperfetto, per altri è la normalità se non ottimale, eppure siamo tutti esseri umani, tutti sullo stesso pianeta contemporaneamente, e allora viaggi con la mente e pensi al sistema educativo, alla società in cui vivi e vai indietro, indietro, fino all’origine.

Viaggiare è bello, se lo fai con cognizione, se sai adattarti, se rispetti l’altro, se sai rimanere estasiato di fronte ad alcuni luoghi di una bellezza sconvolgente.

Quando ero un ragazzotto e il mio capo, con una pacca sulla spalla, mi annunciava che c’era da fare un servizio nell’altro capo del mondo, ero felice. Perché a me quel compito? Dovevo essere davvero bravo per affidarmi una mansione del genere, solo il fatto di dover prendere un aereo, volare per sei, otto, dieci ore, mi faceva sentire importante, non sentivo alcun fastidio nè per il Jet leg, nè di adattamento alcuno, viaggiare per lavoro aggiungeva valore alla mia professione, un servizio qua e uno là, ho continuato a farlo anche quando ho iniziato a lavorare come libero professionista e il mio background si arricchiva sempre di più.

Poi sono cresciuto, maturato.

Ora il jet-leg lo sento un po’ di più, l’ambientamento è più difficile, amo il mio lavoro e quando devo viaggiare viaggio, ma ho capito che quella pacca sulla spalla significava soprattutto che gli altri, che erano tutti sposati, se potevano l’evitavano.

Quando devi lasciare i tuoi luoghi, la tua casa, una famiglia se ce l’hai, per recarti in posti lontani queste cose ti mancano di più, non è tanto il tempo in cui ti fermerai quanto la distanza ad incidere, e se le tue radici sono nel nord Italia, come nel mio caso, apprezzi New York, Londra, Nuova Delhi, e tutte le grandi città straniere, ognuna per le sue peculiarità, ma lasci a casa la parte più importante di te, e vivi la spaccatura che in alcuni momenti è una vera e propria lacerazione, ogni volta una ferita in più, cicatrici che restano indelebili sul corpo, perché ogni volta è come se la perdessi, ogni volta ti rendi conto che se ti mancasse ti mancherebbe l’aria, e allora il mondo rimane stupendo, i diversi usi e costumi curiosi e stimolanti, ma da vivere insieme a chi ti è caro, sorprendersi, ridere insieme, emozionarsi e scorgere negli occhi di un padre, di una moglie, di un amico o di un figlio, la gratitudine per averli portata proprio li, dove scoprono ogni cosa con l’entusiasmo di un bambino, e i tuoi figli imparano che non solo ciò che appartiene alle proprie convinzioni è giusto, corretto o godibile. Ben venga la tecnologia che mi permette di svolgere al meglio il mio lavoro anche dall’angolo soleggiato della mia intima casa, da dove le mie idee volano, spaziando per l’intero pianeta ed oltre.

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