Intervista a… me

Ebbene si, ridendo e scherzando, mia moglie ha deciso d’intervistarmi. Obbligandomi in modo imperativo peraltro. Mi crede un personaggio importante evidentemente, e io… glielo lascio credere è ovvio!

Veramente ero io quello che rideva di più, lei, molto seria e professionale, si è cimentata a chiedermi dieci cose che sottolineassero la passione per il mio lavoro e soprattutto per la Comunicazione.

Non siete obbligati a leggere, però vi avviso, dovrete poi fare i conti con lei che si è persino offesa giudicando alcune mie risposte troppo laconiche.

A me non sembra proprio ma iniziamo perchè mi sta già guardando male:

 

Cercando di evitare domande che già esplichi nella sezione “Chi sono”, qui in questo tuo blog, so che ti occupi ormai di Comunicazione da più di quindici anni e dici di aver iniziato per passione. Questa passione però a cosa è collegata? Si fa presto a dire “passione” ma puoi essere più preciso?

La passione è l’ingrediente più importante in qualsiasi cosa si faccia. Nel caso specifico, parlando di lavoro, intendo la passione di creare dal nulla, o quella di portare aziende (talvolta piccoline) alla ribalta grazie al nostro lavoro. Far emergere l’ordine dal caos, ossia lavorare contro l’entropia che invece farebbe precipitare le cose in uno stato più “disordinato” e meno “centrato”. La passione è condividere il lavoro insieme a persone che stimi o magari ami… 🙂 la passione è fare un lavoro bello, stimolante, che non stanca (quasi) mai.

 

Se potessi descrivere la Comunicazione, che tu intendi, con tre aggettivi, domanda retorica ma sempre interessante, quali utilizzeresti? E perché proprio quelli? (Se ti bastano…)

Tre aggettivi non sono molti, ma dico: etica, emozionale, stupefacente.

… Non hai spiegato il perchè di questi tre ma andiamo avanti

 

– La Comunicazione, così come tanti altri settori, cambia, si modifica a seconda dei tempi e delle epoche. Cosa toglieresti e cosa aggiungeresti alla Comunicazione di oggi rispetto a quella con la quale hai iniziato alle porte del nuovo secolo? Si può già parlare di mutamenti in quindici anni? Spesso le cose si evolvono molto velocemente, secondo te è successo anche alla Comunicazione?

In realtà non toglierei nulla alla Comunicazione di oggi, perché, essendo un ex positivista e fiducioso nelle “magnifiche sorti e progressive” del genere umano, credo che l’evoluzione che abbiamo vissuto abbia fatto fare un salto quantico al nostro lavoro. Era impensabile fino, a dieci anni, il fatto di orchestrare campagne on line di un certo tipo, avere a disposizione certi strumenti, avvalersi di certe metriche. La Comunicazione odierna è più stimolante di quella passata. Oddio, io amo molto le pubblicità vintage, forse al giorno d’oggi manca un po’ di romanticismo…

 

– Ti occupi di diversi rami della Comunicazione, qual è il tuo preferito? E’ anche quello che ti riesce meglio?

Il mio lavoro mi piace praticamente tutto. Devo dire che sono partito dall’Ufficio Stampa, più di quindici anni fa. E anche oggi, nell’ambito della nostra agenzia OPLAY, mi occupo direttamente – insieme ad assistenti – di questo aspetto del lavoro. Che mi intriga: mi appassiona costruire storie e veicolarle alla stampa, farle apprezzare dai giornalisti, vederle uscire sui cartacei, in TV o nel web.

 

– Domanda simile alla precedente ma con un altro significato. Ci sono diversi tipi di Comunicazione, so che sei appassionato di arte, di musica, di sport, di canto, di grafica, di vintage e di molto altro. Tutte espressioni che, in un modo o nell’altro comunicano. In quale di queste esce maggiormente il vero Gian Maria?

Difficile dirlo. Ritengo di essere principalmente una persona curiosa. Per questo ho molti interessi. In generale mi piace il colore, mi piacciono le vibrazioni. Se una cosa comunica vibrazioni ed energia, allora è buona, allora mi stimola. E questo capita quindi nell’arte, nello sport, nel canto e nella grafica.

… Tutto qui?

… Ma come?

Andiamo avanti

– Ti sei occupato molto di Comunicazione e Marketing Immobiliare, un argomento al quale hai dedicato molto tempo della tua carriera, perché? Cosa ti ha conquistato del Mercato Immobiliare?

Ho dedicato molto tempo a questo settore in quanto sono nato, professionalmente, in una realtà del Mercato Immobiliare che si chiamava Vista Mare, la bellezza di diciassette anni fa. Mio padre (ah, nepotismo!) mi fece entrare nell’Azienda, che aveva un network di 200 agenzie in Italia specializzate nella casa vacanza, in qualità di responsabile Marketing. Mi sono appassionato grazie a quella esperienza. Da lì, dopo un anno, sono passato a dirigere il Marketing di Fondocasa, da giovanissimo, una realtà in franchising con moltissimi uffici in Italia. Del Marketing Immobiliare mi ha sempre intrigato l’aspetto pioneristico: nel senso che l’Italia, molto indietro su questo aspetto rispetto al resto del mondo, solo recentemente ha introdotto nel settore immobiliare categorie e strumenti moderni. Fino a pochi anni fa l’agente immobiliare si configurava come sensale, e “Marketing” era una parola anglosassone dal suono brutto e dal significato sconosciuto. Mi ha sempre appassionato la possibilità di essere un “divulgatore” e “evangelizzatore” del Marketing presso un pubblico immobiliare non sempre sensibile a queste cose.

 

– Il tuo più grande successo, finora, e la tua più “scandalosa” gaffe, sempre in ambito di Comunicazione, ce li racconti?

Il mio più grande successo? Deve ancora venire 🙂  … eh eh eh … a parte gli scherzi (ma mica tanto..!), mi sono divertito molto (e mi sto divertendo ancora oggi) a lavorare per la Comunicazione del grande velista Andrea Mura, una persona che ha rischiato tutti i suoi soldi e la vita per rincorrere i propri sogni. La gaffe? Lavoravo per il Festival di Musica da Camera di Cervo, Uto Ughi avrebbe dovuto suonare quella sera con i Virtuosi di Santa Cecilia… ero all’ingresso e mi si presenta un signore brizzolato un po’ contrito e io lo fermo – perentorio. Lui (che era appunto Uto Ughi) mi disse: – Stasera… noi suoniamo… -. Grande umiltà e grande figuraccia per il sottoscritto, ma anche grande lezione appresa.

 

– La tua più grande ambizione in questo campo? L’hai già avverata o deve ancora arrivare?

Deve ancora avverarsi. Voglio far crescere OPLAY Communication insieme alle persone con cui abbiamo costruito questa piccola grande gemma, essere in grado di offrire altri posti di lavoro, diventare – più che un’Azienda – uno stile di riferimento per il mondo della Comunicazione. Uno stile fatto di ironia, empatia, emozione, buon senso e creatività.

 

– So che stimi molto Seth Godin e sicuramente non sei l’unico al mondo. Cosa ti piace di lui? Perché per te si differenzia da altri?

Mi piace la sua libertà, il fatto di essere un uomo scanzonato e in grado di non prendersi troppo sul serio, la sua capacità di fare scuola e dettare tendenze e trend. Si differenzia dagli altri perché la sua grandezza non parte e non nasce dal lavoro ma – credo – dalla sua dimensione interiore, quella di un’anima equilibrata, serena e poliedrica.

 

– Rivivresti tutto quello che hai vissuto finora per arrivare ad essere quello che sei oggi e dove sei, in ambito lavorativo? Al di là del fatto che si può sempre migliorare, in ogni sfera della nostra esistenza, ripercorreresti, col senno di poi, il tuo passato oppure faresti decisamente altri passi potendo tornare indietro?

E’ una domanda “strana”. Dico che rifarei tutto, senza rimpianti, in quanto ogni passo fatto, anche sbagliato, mi ha condotto fino a qua. Mi sento un privilegiato a fare questo lavoro. Mi diverto, creo, invento, ho realizzato il sogno di creare una mia Agenzia di Comunicazione. Questo è solo un punto di partenza e – come cantava il grande Sinatra “…the best isyet to come…”, ossia – il Meglio deve ancora venire -.

– Va bene? –

– Mmh…. si… –

– Come mmh… si…?! –

– Mmh, si! –

– Donna esigente! –

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